Crociati Fede o Morte

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(Fonte Foto: http://www.flickr.com/photos/7378944@N05/474534895/)

Nella Cripta della Cattedrale di Oria, in provincia di Brindisi, sono conservati i resti mummificati della Confraternita del Carmine detta anche “Della Morte”. Le origini della confraternita sono in “ una colonna mobile di Crociati…che si appellò: Crociati fede o Morte *, nata per combattere i Turchi invasori di Otranto nel 1480.

I corpi presenti all’interno della Cripta sono tuttavia molto più recenti (XVIII-XIX secolo) e il loro stato di conservazione è dovuto ad una preparazione di sali disidratanti e calce caustica.

L’accesso alla cripta è accompagnato da un’interessante visita guidata.

*Citazione tratta da http://www.fondazioneterradotranto.it/2012/11/24/oria-la-cripta-delle-mummie-unico-caso-di-laici-mummificati/

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Gli Anarchici di Canosa “adulti miti e tolleranti”

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Il termine anarchia ha origini greche e deriva dall’unione del suffisso “a” (usato per indicare una mancanza, una privazione) e “arché”, che significa potere, comando: quindi “senza comando”. Gli anarchici, teorizzavano una società che si autorganizza senza leggi o apparati statali, considerati come uno strumento di imposizione, un’autorità esterna.

Il movimento anarchico ebbe, tra ‘800 e ‘900, una grande diffusione, anche in Italia dove, i vari gruppi formatisi, si unirono nella Federazione Anarchici Italiani (nata a Carrara nel 1945) di cui faceva parte anche l’attivissima associazione di anarchici di Canosa di Puglia.

Pasquale Barbella, ex pubblicitario pugliese, vissuto a Canosa da giovane, ricorda nel suo libro Confessioni di una macchina per scrivere gli anarchici canosini in questa maniera: “tutti portavano rispetto agli anarchici, la vera specialità del luogo (Canosa era la Carrara del Sud). Gli anarchici erano adulti miti e tolleranti spesso sorridenti a dispetto di un curriculum fatto di persecuzioni, carcere e confino.”.

Il video che segue (datato 1968), proveniente dalle teche rai, racconta alcuni aspetti della vita degli anarchici canosini (per la maggioranza braccianti) come la gestione sociale di un piccolo pezzo di terra i cui proventi servivano a sostenere economicamente le attività politiche del loro gruppo.

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“Ritto in sella” e senza testa

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Ritratto Giulio Antonio Acquaviva d’Aragona
(Fonte immagine: wikipedia.it)

Giulio Antonio Acquaviva d’Aragona, nobile abruzzese e Conte di Conversano, fu ucciso mentre cercava di difendere Otranto dall’invasione turca del 1480. I suoi resti umani furono sepolti a Conversano nella Chiesa conventuale di Santa Maria dell’Isola dove, a perpetrarne il ricordo, fu scolpito un monumento sepolcrale, che ancora oggi è possibile vedere.

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Monumento Sepolcrale Santa Maria dell’Isola

(Fonte Foto: http://www.ba.itc.cnr.it/CNV/CNV0018.html)

Dopo aver coraggiosamente tenuto testa ad alcuni cavalieri turchi che lo avevano accerchiato in un’imboscata, fu ferito in volto e decapitato. Secondo un cronista il cui racconto è riportato in Gli umanisti e la guerra otrantina: testi dei secoli XV e XVI, il suo corpo privo del capo rimase “ritto in sella per opera di certe barde” e, portato via dal proprio cavallo, cadde nei pressi di Bagnolo di Lecce.

Gli abitanti della vicina Sternatia, seppellirono il corpo del conte sotto l’altare maggiore della loro principale chiesa cittadina, da dove in seguito, fu portato “con real pompa” “nel monasterio di Santa Maria dell’Isola”.

 

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Il “Dialetto Greco”

Grico

Tra il 1892 ed il 1901, un famoso quotidiano italiano, Il Secolo d’Italia, (fondato nel 1866 a Milano) realizzò un supplemento mensile illustrato, chiamato “Le Cento città d’Italia”, in cui si descrivevano la nostra penisola, i suoi monumenti, le sue “tradizioni, i riti ed i personaggi”. Relativamente alla Puglia, ed in particolare al Salento, l’attento cronista delle Cento Città riportò un‘esperienza vissuta in una giornata trascorsa nel mercato cittadino di Lecce, dove sia i venditori che gli acquirenti sembravano appartenere a due gruppi linguistici diversi: “nel dialetto si riscontrano due tipi spiccatamente differenti; uno è prettamente italiano e ha mescolate molte voci latine, l’altro è molto analogo al greco moderno ed è parlato dalla sola colonia greco-salentina”.
Quest’ultimo “dialetto” è il Grico e le sue origini sono controverse: secondo alcuni storici risale cronologicamente alle colonie greche dell’Italia meridionale, secondo altri al medioevo bizantino; è ancora oggi parlato nei comuni della cosiddetta “Grecìa salentina” (Calimera, Martignano, Sternatia, Soleto, Corigliano, Melpignano, Zollino, Castrignano dei Greci e Martano).
Il video seguente è un suggestivo documento fornito dalla rete di questa realtà culturale e linguistica.

 

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