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Andria, Chiesa Rupestre di Santa Croce

Scene bibliche, Santi, Profeti, Evangelisti, la “inventio crucis” (il sogno premonitore dell’Imperatore Costantino, la ricerca ed il ritrovamento della Croce), un Dio “dalle tre teste”, Martiri (come San Lorenzo sulla graticola), un Papa Beato (Urbano V) che regge le teste di Pietro e Paolo, un Cristo torturato dagli strumenti del lavoro umano (simboli del mancato rispetto del precetto di santificare le feste), una Madonna dal volto “umano” col Bambino, sono gli elementi di un ciclo di raffigurazioni assolutamente interessante, commissionato da Francesco del Balzo nel XIV secolo, ad Andria, nella Chiesa Rupestre di Santa Croce: una testimonianza della pittura francese e gotica in una terra, come quella di Puglia, dove gli stilemi bizantini erano ancora molto presenti. Tutto è sapientemente coerente con l’argomento principale: la Croce come strumento di redenzione.

Nel seguente video la Dott.ssa Rosa Lorusso della Soprintendenza per Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Puglia ci spiega le meraviglie di questo scrigno d’Arte e Cultura.

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San Michele delle Grotte

San Michele delle Grotte-Gravina in Puglia (BA)

San Michele delle Grotte-Gravina in Puglia (BA)

La Puglia è una regione dove molti luoghi recano i segni di un passato fatto di guerre, atroci sofferenze e morte. Devo dire che pur essendo pugliese la mia regione non la conosco molto ed il web mi ricorda  spesso come le mie escursioni alla ricerca dell’umanità sono ancora poche: ho bisogno di girare e camminare. L’8 maggio (tenete a mente questa data) una mia amica di Gravina in Puglia, Blogger e Storica dell’Arte, quindi una che di luoghi del passato se ne intende, pubblica su youtube un video: l’ambientazione, suggestiva e ricca di mistero, è quella della gravina, scavata nei millenni dalle acque piovane, con le sue pareti rocciose di pietra calcarea, luogo di vita e di preghiera per le civiltà del passato; un fruscio di vento in sottofondo, insieme ad un canto liturgico intonato da voci femminili che sembra provenire da lontano. L’inquadratura avanza lentamente indugiando sul paesaggio e sulla sua vegetazione mossa dal vento, come le punte dei cipressi che sembrano dire qualcosa sulla natura di questo luogo e sulla sua funzione per gli uomini. La videocamera avanza lentamente, morbidamente, senza sobbalzi, quasi come fosse sospesa, verso un varco scavato nella parete rocciosa. Il ritmo delle riprese ed il sottofondo di canti liturgici che provengono da ignota origine, accrescono l’aura di mistero che ammanta questo luogo. Dopo aver varcato la soglia d’entrata il canto liturgico sembra trasformarsi in quello di un coro d’angeli, lo sguardo scorre attraverso un susseguirsi di ambienti ricavati nella roccia e aperti sulla gravina, dove i cipressi continuano a piegarsi contro vento e la pietra mostra gli insediamenti rupestri scavati in totale unità di intenti dall’erosione e dalla mano dell’uomo. La musica di un organo, un vociare indefinito e l’incontro con qualche passante conducono verso un ambiente diviso da archi e pilastri dove la presenza di sedie lascia pensare allo svolgersi di funzioni religiose. Tra la selva di pilastri, attraverso la navata centrale, un altare, all’interno di un abside, accoglie l’effigie di San Michele, uno dei principi e custodi del popolo di Israele secondo il Libro di Daniele, arcangelo nella Lettera di Giuda e angelo che guida altri angeli nella lotta contro il demonio secondo il Libro dell’Apocalisse, essere maestoso con il potere di pesare le anime prima del Giudizio, secondo altri scritti. Il santo è appunto venerato l’8 maggio, giorno della sua apparizione nel Gargano, e giorno in cui è stato girato questo suggestivo video di cui vi parlo e che desta ancora di più la mia attenzione nella sua parte finale. La camera continua ad avanzare dirigendosi in una delle navate, fino a fermarsi davanti ad un cancello oltre il quale si apre uno scenario macabro: una pila di teschi e tibie che chi, come me, ha visitato il cimitero delle fontanelle a Napoli saprà sicuramente immaginare. I cipressi della gravina erano quindi collocati li non a caso, ma a presagio di questo piccolo cimitero, dove una catasta di ossa umane ricorda quanto sia labile il confine tra la vita e la morte. I teschi e le ossa, secondo la tradizione, appartengono ai martiri degli islamici, passati in Puglia (come molti altri popoli) nel Medioevo. Questo suggestivo luogo di culto e sepoltura è chiamato appunto San Michele delle Grotte, e consiglio a tutti, oltre che a me stesso, di visitarlo.

Qui sotto il video.

La videomaker è Bruna Giorgio, Blogger e Storica dell’Arte.

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La Valigia delle Indie

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(Fonte Immagine: http://www.brindisiweb.it/storia/valigia_delle_indie.asp)

L’India è molto lontana dalla Puglia ma, dagli anni settanta dell’Ottocento fino al 1914, molti inglesi (diplomatici, uomini d’affari, etc.) facevano tappa a Brindisi nel viaggio verso i domini coloniali indiani della loro madre patria. Il percorso era stato individuato dopo aver compreso l’opportunità che, per raggiungere l’India, la via più breve era quella dell’Egitto e non del Capo di Buona Speranza (estrema punta sud dell’Africa). Grazie ad una serie di accordi internazionali, e all’intraprendenza economica delle società commerciali inglesi, fu allestito un sistema di trasporti basato sull’uso combinato di ferrovia e navi: un treno (l’India Mail, chiamato dagli italiani “Valigia delle Indie”) partiva da Londra e arrivava a Marsiglia, dal cui porto salpavano navi per Alessandria d’Egitto; non essendo stato ancora inaugurato il Canale di Suez, si accedeva al Mar Rosso attraverso la ferrovia. A partire dagli anni settanta dell’ottocento, con l’apertura del canale di Suez, ed il completamento di più di mille chilometri di Ferrovia da parte dello Stato Italiano (Susa-Brindisi), gli inglesi decisero di spostare il punto d’arrivo della Valigia delle Indie (e l’imbarco) a Brindisi. L’esperienza della Valigia delle Indie terminò nel 1914, quando lo scalo fu riportato a Marsiglia.

Anche Jules Verne cita la Valigia delle Indie nel suo romanzo Viaggi fantastici: qui il detective britannico Fix è a Suez dove attende impaziente l’arrivo del piroscafo Mongolia su cui potrebbe essersi imbarcato l’autore di un furto ai danni della Banca d’Inghilterra; Fix è in compagnia dell’agente consolare del regno Unito a Suez a cui chiede se il piroscafo provenga da brindisi; il diplomatico inglese gli risponde:

“«Si da Brindisi, dove ha preso la valigia delle indie..”

 

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